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COOKING THERAPY & MINDFUL COOKING

About

Nei percorsi formativi e nelle attività della nostra o.n.l.u.s. non abbiamo mai perso di vista l'obiettivo principale che ci ha consentito di sviluppare il nostro progetto, ovvero il benessere della persona e della comunità, abbiamo sempre investito le nostre risorse al fine di creare un contesto capacitante e privo di barriere non solo fisiche ma anche psicologiche.

 

Domenica 3 dicembre 2023 partiranno gli incontri di cooking therapy e mindful cooking grazie al contributo del Dott. Alessandro Iacubino Dottore in Scienze e Tecniche Psicologiche, Terapeuta professionista in P.F.A. (N.F., B.F), Facilitatore Mindfulness Accreditato; e del Dott. Simone Cuccia Biologo Nutrizionista, che insieme a professionisti e terapeuti specializzati provenienti da diversi contesti hanno sviluppato un percorso integrato per favorire il benessere e la salute mentale attraverso la pratica in cucina, la consapevolezza, la conoscenza del cibo e del nostro corpo.

DI COSA STIAMO PARLANDO NELLO SPECIFICO?...

COME QUESTI PROTOCOLLI INFLUISCONO SUL BENESSERE PSICOLOGICO DELLA PERSONA?

Delle intime, e importanti, connessioni tra salute e cibo siamo ormai quasi tutti consapevoli, anche se non sempre praticanti e forse siamo altrettanto consci del potere “consolatorio” di alcuni alimenti (il cosiddetto comfort food) o del loro valore affettivo (pensiamo a certe ricette o cibi dell’infanzia).

Meno nota è probabilmente la capacità terapeutica che l’atto di cucinare può avere, soprattutto se inserito nell’ambito di precisi percorsi di recupero o sviluppo di determinate funzionalità motorie o cognitive. Ovvero, quando viene applicato come vero e proprio strumento di cura. I risvolti positivi di tale attività, nota come cooking therapy, o cucinoterapia o ancora culinary therapy, sono molteplici, scopriamo allora in cosa consiste e quali sono i suoi benefici.

Pasta fresca
Tagliare verdure
Cooking Therapy

Siamo certi di non dirvi nulla di nuovo, e forse qualcuno lo avrà già sperimentato su di sé neanche troppo tempo fa: cucinare fa bene.

 

Prendiamo ad esempio il confinamento domestico più o meno prolungato dell’ultimo periodo: per molti di noi la cucina non è stata solo un necessario e piacevole passatempo, ma anche una pratica, a volte improvvisata, molto spesso efficace, per la gestione di inquietudini legate all’esperienza inedita di un’emergenza sanitaria su scala globale.

Ebbene, un analogo esito “rassicurante” è tra gli effetti che la cucinoterapia intende produrre, non in modo saltuario e casuale ma sistematico e sistematizzato, per ridurre i sintomi di alcune patologie cliniche o superare deficit momentanei.

 

Ci si riferisce soprattutto a disturbi cognitivi di vario tipo, dovuti a traumi cerebrali, o a demenza, Alzheimer, schizofrenia, sindrome di Down, o dismetria del pensiero; o a disturbi alimentari, come l’anoressia nervosa, o di gestione dell’ansia; o ancora a deficit di attenzione e concentrazione legate ad autismo o iperattività. In questi casi la cooking therapy può rappresentare un valido strumento di potenziamento cognitivo e motorio, oltre che di riabilitazione emotiva.

Mindful Cooking

La cucina conferma quindi il suo potenziale terapeutico che, come si diceva all’inizio, non è estraneo alla vita di tutti: quando prepariamo una ricetta tendiamo a distrarci dalle preoccupazioni del momento, concentrandoci invece nella creazione di qualcosa di nuovo (e a volte anche di buono). Proprio grazie a questa capacità intrinseca di allontanare, almeno temporaneamente, lo stress è derivata una pratica meditativa su cui, però, è importante fare chiarezza: mindful cooking e cooking therapy non sono la stessa cosa (ma si possono integrare).

Nel caso della cucinoterapia, lo abbiamo visto sin qui, si tratta di un metodo terapeutico, ancora in fase di analisi e omologazione certo, ma che ha rilevanza soprattutto per la riacquisizione o il potenziamento di specifiche capacità fisiche e neurali.

 

Con mindful cooking, invece, si intende quella serie di azioni e accorgimenti atti a stimolare un rapporto più consapevole con il cibo e un’esperienza più piena e gioiosa di cucina: qualcosa di molto simile alla meditazione e alla ricerca e affermazione del proprio io interiore. In questo senso, quindi, non presuppone deficit clinici, per quanto possa non escluderli.

* Bibliografia: articolo "il giornale del cibo" del 14/12/2020 a cura di Giulia Zamboni Gruppioni Petruzzelli 

Classe Meditazione
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